Basta, sono stanco. Più che stanco, stufo! Diciamo le cose come stanno. Dopo Roma, il mio libro Poesie dall’inferno è stato nuovamente accolto bene e con un certo entusiasmo anche a Milano, in una splendida platea come quella della Libreria Popolare di Via Tadino. Finalmente! Agli inizi, quando il libro era più piccolo e s’intitolava L’umana ferocia o poesie dall’inferno, ero stato fortemente osteggiato da chi comunque si era proposto di presentarlo nella mia città. Era il 2017. Fortemente osteggiato recentemente anche da altre parti, tuttavia il mio è un libro di culto, per pochi fortunati lettori. Allora perché dovrei essere scontento? Perché a tutt’oggi, incontro gente che frequentavo che non mi rivolge il saluto. Quando stavo con loro, il mio io era prigioniero. Quando decisi di abbandonarli, il mio IO è esploso, è rinato! Se sono il poeta e lo scrittore che sono, lo debbo unicamente alle mie decisioni, alle mie scelte. Sono un poeta scomodo, come lo era Alda Merini: ringrazio molto la poetessa Giovanna Rosadini per avermelo ricordato. Anzi, è un grande onore! Mi rivolgo dunque a te lettore, a te ragazzo, che spero un giorno leggerai queste confessioni: Si può essere esiliati politicamente, geograficamente, per colpa di qualche dittatore; possiamo pure vivere un esilio dell’anima, sul lavoro, imposto da qualche comunità religiosa. Ma se si è liberi (e credenti) nonostante tutto! ‒ se si è liberi, soprattutto, nessun esilio potrà mai farci paura! Ho visto gente riconoscermi al supermercato e letteralmente sgattaiolare per non dovermi rivolgere la parola. Ho visto gente passarmi davanti col sorriso, senza nemmeno rispondere al mio saluto. Persino oggi pomeriggio ho visto gente abbassare lo sguardo, incrociandomi sotto i portici. Fanno tutti parte di quella stessa comunità che deploro. Cari ipocriti, nemici, fratelli!, mi bastano pochi versi per affermare fermamente chi io sono: Finché avrò la poesia il mio silenzio sarà uno sparo. Giorgio Anelli