Farsi la guerra per amore

Andrea Temporelli scrive la sua testimonianza sull’esperienza di Atelier, pubblicata dal Collettivo Poetipost68. Il succo del suo scritto riguarda non solo il “farsi la guerra per amoreˮ, tra l’altro ottimamente spiegato; ma anche la speranza che la critica forse un giorno ci possa riconoscere all’interno di un canone, o comunque nel proseguo di una tradizione.

Ebbene, se penso a me, se devo pensare alla mia esperienza, al mio essere poeta e fare opera dal 2013 ad oggi, mi sento profondamente isolato. Tutt’ora sto facendo quasi tutto da solo. Sarò anche un borderline, forse, uno al limite. Ma io non ho avuto la possibilità, per esempio, di partecipare all’opera comune di Atelier, come da Temporelli intesa. Perché? Perché sono arrivato dopo. Ho avuto (come molti) una storia differente. Ed ho incontrato e conosciuto Andrea ad Arona per la prima volta probabilmente tra il 2012 e il 2013. Da lì è iniziata un’amicizia.

Sono nato nel 1974. Scrivo libri perché il mio cuore me lo impone. Sono libero e combatto per far sempre meglio, tentando di raggiungere la cosiddetta eccellenza in letteratura.

Che ne sarà della mia opera un giorno? In quanti la conoscono? La critica se ne occupa o se ne occuperà? Al tempo stesso non ci penso a tutto ciò e mi preoccupa. Ma io esisto, per dio! E voglio “contribuire anch’io con un verso/ immerso nel caos infame/ di questo mondo avversoˮ

 

Giorgio Anelli