Ottanta poetesse per Cristina Campo

Lavorare al Libro delle Ottanta poetesse ha significato, per me, ridare vita a ciò che Cristina Campo intendeva realizzare, inspiegabilmente non riuscendoci. È stato l’ennesimo sogno realizzatosi all’interno di quel grande sogno che possiamo chiamare letteratura. Essa, infatti, contiene e permette la nascita (o creazione) di infiniti mondi, ciascuno dei quali ha le proprie trame, possiede i propri intenti, come l’ornamento di un’insondabile poesia che stupisce.

Ecco, Ottanta poetesse per Cristina Campo (edizioni Pangea/Magog) è un libro che incendia. Come scrive Davide Brullo, che con me ha curato il progetto letterario, è un libro pericoloso, che insegna a sparire, ma che poi ‒ di più, secondo il mio modesto parere ‒ è qualcosa d’eterno, misconosciuto all’appiattimento generale, assoluto per chi intende invece la letteratura come qualcosa d’altro, di alto; supremo al lettore vero. Qui, la maestria si sposa con il talento. Per meno di questo, non vale nemmeno la pena fare/essere letteratura.

Giorgio Anelli