La nicchia - numero 25 - La poesia è infinita. Così capita di incontrare il brasiliano Murilo Mendes

La poesia è infinita: ci sarà sempre un poeta nuovo che nasce al mondo e che aspetta di essere letto; così come ci saranno sempre versi immortali che una volta scagliati orbitano nell’universo e annullano il tempo e lo spazio.

Così capita di incontrare il brasiliano Murilo Mendes, classe 1901.

A 9 anni – leggenda o verità, poco importa – scrisse il suo primo verso, folgorato dal passaggio della cometa di Halley: “Passa la luce, passa la poesia, tutto il mondo passa”. Bambino esuberante, lettore formidabile, scappò dal collegio a sedici anni per andare a vedere Nijinsky che si esibiva a Rio de Janeiro con i Balletti Russi.

Rimbaud, Apollinaire, Whitman lo tengono per mano e guidano la sua scrittura. Visionario, ironico, dirompente, Mendes mette in versi la sua insofferenza per la violenza, la guerra e la dittatura, mostrando a chi legge il cosmo visto con i suoi occhi: ora mortifero, ora palpitante di vita; all’uomo, ostaggio di forze che non comprende, non resta che dibattersi, attendere, maledire. E anche fiorire.

Tra immagini potenti e oniriche la morte e la vita si contendono l’umanità che invoca la pace e ne strappa dei piccoli pezzi a morsi.

Soffia sui suoi versi un vento che viene dal passato, lo stesso che a Lisbona scompiglia i capelli di Pessoa e che sfoglia le pagine a Pound, a Ungaretti, a Valery, a Majakovskij.

Dal 1957 accettò la cattedra di letteratura brasiliana all’Università la Sapienza e si trasferì con la moglie a Roma; la loro casa divenne un ritrovo di musicisti, poeti e pittori. Undici anni dopo, per Guanda, uscì “Ipotesi”, una raccolta di poesie e testi poetici scritti interamente in italiano.

Lo dicono modernista, avanguardista, simbolista. A dirla tutta, anche questo poco importa: è un Poeta, e tanto basta.


Solidarietà

Sono legato per eredità di spirito e di sangue

Al martire, all’assassino, all’anarchico,

sono legato

alle coppie sulla terra e nell’aria,

al bottegaio qui all’angolo,

al prete, al mendicante, alla donna di vita,

al meccanico, al poeta, al soldato

al santo e al demonio,

costruiti a mia immagine e somiglianza

 

Il poeta knock out

Erompe la magnolia del seno:

E’ finita, ecco è finita,

Il mondo rotola nelle mie ciglia,

il tuo sorriso è un intervallo nell’eternità.

Appendo il creato capovolto

Alle mie debolissime dita,

il mondo telegrafa invano

a un Dio in corpo nove.

Che faremo del mondo di domani:

perché non evadere attraverso i tuoi occhi,

aggrappato ai tuoi capelli!

La notte è un riassunto di foie,

di singhiozzi di martiri anonimi,

di pianti e grammofoni in ombra.

Io non fui fatto per pensare dopodomani,

fui fatto per terminare

(…)

Assassinano cinesi fratelli miei

Fucilano russi fratelli miei

Impediscono al bambino Gesù mio padre

Di nascere in Russia

I brasiliani si sbronzano di futuro

Non sono brasiliano né russo né cinese

Sono della terra che mi dice eternamente NO

Le onde trattengono il respiro per un minuto

In omaggio ad un pesce ch’è morto

(…)

Soluzione soluzione soluzione macché soluzione

Non c’è nessuna salute

Non c’è via di uscita

Non dormo più non sogno più

Cercherò di non credere in me stesso

Forse io non esisto

Forse sto travolgendo fanciulle poemi automobili

Perché sono un semaforo

Rappresento il disanimo sparso d’una generazione

E molte cose le soffro per gli altri

Io per me spesso non soffro neppure.

I transatlantici sono stupendi

Ma non distraggono l’uomo dall’idea fissa dell’eterno.

Forse la liquideremo l’eternità

Con grida Colt eccellenti

Fucileremo tutti i santi martiri

Arresteremo la luna

Intimeremo alla nostra forma razzo – folletto

Di comportarsi con un po' più di decenza.

E che altro

Intimeremo a Dio

Che non ripeta lo scherzo della Creazione

Salveremo quelli che dovevano nascere dopo

E se Dio rimarrà incrollabile

Annunceremo alla Vergine Maria

Che nessuno dovrà nascere mai più

 

La tentazione

Dinanzi al Crocifisso

Io pallido mi fermo

Tremando:

“Visto che sei il vero figlio di Dio,

schioda l’umanità da questa croce”

 

Laggiù

Laggiù,

dove la polizia serve ad arare i campi,

Laggiù,

dove nessuno cresce o diminuisce,

Laggiù,

Dove le navi da guerra dormono nelle bottiglie,

Laggiù,

dove Oriente e Occidente

dialogano affacciati alla finestra.

Laggiù, dove ciascuno

Ha il suo pane, la sua donna, la sua pace,

Laggiù,

dove le cantilene antiche muovono il fiume,

Laggiù,

dove si uniscono la forma, la parola e l’energia,

Laggiù,

dove Dio cammina con piedi d’ombra,

Laggiù, dove la morte dice “Voglio nascere”.

 

Da “IPOTESI”  (scritte in lingua italiana)

L’uovo n. 2

Nessuno conoscerà
la mia tenda di ovatta
sotto l’albero cilindrico
dove un uccello cinguetta
mentre noi due aspettiamo
il coltellino di fuoco
che presto ci spezzerà.


Ipotesi

La morte sarà ovale o quadrata?
chi la ospita con un teorema?
chi veramente  spezzando
il sole arcaico  dell’essere
la potrebbe agognare?

Ragiono di amore e di tempo:
la morte ahimè! “mi fa tremar le vene e i polsi”
ma personifica la fine di ogni sistema

La morte ovale o quadrata

non sarà mai scritta.

 

Epigramma

Il male che non abbiamo mai fatto
ci punge qualche volta
più di un rimorso ottuso.

@bigail

(Le poesie, ad eccezione delle ultime tre,  sono tratte da Poesia e Libertà, antologia poetica a cura di Ruggero Jacobbi, Sansoni editore)