La nicchia - numero 4 - Noi poeti siamo antiche divinità

Non è tanto il linguaggio del poeta che dev’essere analizzato, quanto quello della sua infinita immaginazione. I pensatori sono anche pittori e poeti, i poeti … pittori e pensatori, i pittori … pensatori e poeti. Non è forse un filosofo chi immagina in dilatazione per poi riuscire a dare, di una teoria, visione compiuta e quindi finita, profilata, sagomata in sintesi?

Chi desidera conoscere la luce della forma deve attraversare l’oscuro, soffermarsi sul precipizio dell’ombra, camminare sul filo del rasoio, tra le due voragini del dubbio, pensando che il colore e la parola non servano … ma che siamo noi a servirli.

Come descrivere la complessità del mondo? Tenendo a mente che l’uomo è il modello del mondo.

La poesia dovrebbe essere lo sciogliersi del pensiero, più recondito e complesso, tramite le soluzioni più semplici. Infatti scrivere è una continua esplorazione rivolta al dare risposte condivisibili; parti da un nulla, da una parola, da una lettera, da un punto ed impari, mentre procedi, a rappresentare la molteplicità, riducendola a tante piccole essenze … uniche.

I poeti sono antiche divinità che tentano di tornare uomini. Non a caso nel profilo del poeta puoi scorgere l’eterno.

L’arte abita tra i morti e i vivi, in quella dimensione che a volte chiamiamo sogno, altre volte memoria, altre ancora amore.

Con la poesia resuscitiamo la vita mentre uccidiamo l’esasperazione di essa. Tale processo si riassume nella parola: “reazione” … cioè: porsi contro.

Il valore più alto che può contenere una poesia è il divenire immagine per gli occhi. In effetti la qualità del poeta sta nel provare piacere quando, col vibrato, dà soddisfazione, o il provare dolore quando, col vibrato, procura inquietudine. La sua è la luce dell’orecchio. Il riflesso del suono liberato dal bavaglio della menzogna; l’udire di chi non ha più timore … sia del bene, sia del male.

Ogni poesia è un’avventura della mente e si scrive, sempre, la diversità fra gli elementi rappresentati, non la loro comunanza, così da ribadire le tante specificità che in sé racchiude una parola o un suono.

La poesia è il rendere senso reale ciò che per l’uomo è contemplazione metafisica o astrazione. Questo avviene tramite un processo definibile come: “materializzazione del mito” o “incarnazione del mistero” oppure “bagliore dell’origine”.

Gian Ruggero Manzoni