Si sentono i tigli finalmente. La sera. Da ieri. Forse il loro profumo è in ritardo quest’anno. Forse, per una volta, le stagioni si regolarizzano. Non illudiamoci troppo, però.
Come del resto il disincanto sia la strada maestra da seguire in letteratura. Sandro Bonvissuto aveva ragione: I veri scrittori sono quelli che hanno i soldi, e che possono permettersi di andare in giro a presentare i propri libri. Salvo rare eccezioni (autodidatti frustrati, giornalisti da quattro soldi e quattro lavori al mese contemporaneamente…).
Eppure spesso il livello è basso. Un buon critico, non è detto che sia un buon poeta. E i soldi non fanno la felicità di nessuno; illudono, piuttosto, il pubblico dei lettori.
Si foraggia il mercato. Tutti scrivono. Tutti pubblicano, a discapito della qualità. Novelli poeti escono per grandi editori, ma loro ‒ i poeti ‒ grandi non sono affatto. Così facendo s’inganna il lettore.
Ne ho abbastanza di questa mercanzia. Dello sfoggio amicale, ma per nulla amichevole.
Frattanto, le aziende fanno lo scalpo ai propri dipendenti. Un’amica si droga. È tutto un crollo. Rimangono, come sempre, i farabutti. Chi non ha competenza. E tutto crolla addosso.
Mi rimane però nel cuore una telefonata: Sandro si è fermato per me oggi, e mi ha risposto. Questo conta. Per il resto, siamo il paese con la p minuscola. Mi disconosco. Rimango poeta. Libero. Sempre.
I vostri giochini, in letteratura, mi fanno pena.
Esco di nuovo sul balcone di casa. È un sentore meraviglioso di tigli.
Giorgio Anelli