Ieri sera ho presentato le mie Poesie dall’inferno in un luogo da sempre desiderato: la Libreria Popolare di Via Tadino a Milano. Un luogo importante per la poesia, già conosciuto e frequentato decenni fa. Si tratta di una libreria indipendente gestita dal Signor Guido (uomo colto e molto competente nel suo lavoro), nella quale sono passati tutti i piccoli e i grandi nomi della poesia italiana. Quindi un sogno, grazie a Alessandra Corbetta, che si è realizzato anche per me. Ero già a conoscenza dal giugno scorso che la libreria era in difficoltà, e ha dovuto ridurre i suoi spazi all’interno del cortile, nel sottoscala dove sempre si facevano e si fanno tutt’ora presentazioni. Io credo, che un luogo così importante per la poesia italiana, non possa e non debba svanire nel tempo. Tutt’altro, occorrerebbe che tutti i poeti, che tanti tornassero a presentare libri alla Popolare (libreria dal grande valore storico e sociale, tra l’altro). So e intuisco che già in molti stanno dando una mano in questo senso. Anch’io sto già facendo, e farò, la mia parte. Poiché la cultura è di tutti, e certi libri che non trovi in nessun’altra libreria, nella libreria di Guido li trovi. E poi lui te li spiega, te li racconta; non è un banale venditore, ma un combattente che ama il suo lavoro e non vuole darla vinta alle avversità. La Libreria Popolare di Via Tadino è un luogo e un “pezzo di storiaˮ importante della poesia italiana. Dimenticarsene, sarebbe un grave errore. Non si tratta soltanto di salvare un’attività libraria (cosa non già di poco conto), ma di permettere a Guido di continuare a portare i suoi libri nelle case di tutti. Perché questo ha sempre fatto la libreria. Si chiama “Popolareˮ proprio perché vuole donare a qualsiasi lettore di qualsiasi ceto sociale, la possibilità di leggere libri introvabili, di alta qualità e caratura stilistica. Chiedo ‒ quindi, quasi urlo ‒ a tutti i poeti: Salviamo la Libreria Popolare di Via Tadino! Sperando nella sua rinascita! Facciamola rinascere! ‒ ha detto ieri sera Guido, con un moto d’orgoglio. Giorgio Anelli