E’ il caso, a volte, che fa incontrare un poeta. Così accade che due piccole raccolte poetiche di Luca Canali, “La deriva” e “il naufragio” (Bur Poesia) giacciano l’una accanto all’altra; i disegni di Renzo Vespignani in copertina non passano inosservati ed è questione di un istante: si inizia a leggere, aprendo a caso. Colpisce subito il poetare colto e raffinato di Canali,eccellente latinista e traduttore che distilla citazioni classiche, metriche perfette, riferimenti storici senza mai appesantireil fluire dei versi ed il loro andare inesorabile e verticale. Nella poetica di Canali la centralità è senza dubbio data dalla sua esperienza con la malattia psichica. Egli si definisce uno tra i cavalieri disarcionati/ di questa disperazione senza approdi; la depressione che lo tormenta senza tregua lo obbliga – come già Giuseppe Berto ne “Il male oscuro”, che si sente come eco lontano - a percorrere una via crucis fatta di ricoveri, psicofarmaci e sonniferi, in bilico tra l’amore salvifico per la figlia e il terrore terribile di rubarle l’innocenza e la gioia di vivere. La lucida consapevolezza di essere tra quelli che hanno in sorte Il vizio di scrivere / ma non la virtù di vivere è una presa in carico del proprio destino: non posso strapparmi di dosso/la maledetta camicia di Nesso,/la mia follia. Senza cedere alla sopraffazione o alla volontà di distruzione, Canali offre al lettore e alla lettrice la cruna del suo dolore. Occorre dunque farsi filo sottile, e passare, leggendo, dall’altra parte: la sua. Aliante Pura ala nel cielo, anima Di un umano progetto senza colpa, splendore di un Icaro in volo su candida croce, porta negli aliti di vento, nelle correnti cristalline in lotta fra loro e in pace con le leggi eteree, anche il mio cuore asfittico al livello di un respiro più vasto che allenti la stretta dei nodi entrati nella fronte come i grani di un crudele rosario. Citazione Per intervalla insaniae scriveva Lucrezio nei pleniluni sereni. Invece non ha freni né pausa né screzio la mia follia, febbrile monotonia senza deliri. Potessi in assenza di tenebre della mente, di stupefatta demenza, avere un attimo di requie, imitare i ghiri, dormire, per ora non morire, avere esequie solo se lo decido io, ancora come Lucrezio lo mio maestro ed autore, suicida non per filtro d’amore, ma per ciclotimia, forse pari alla mia. Ritornare Non voglio più restare in questa terra di nessuno Regolata da scansioni di orologi e di calamite, dalla esigente ragnatela dei farmaci, dal venale rapporto coi guaritori. Le mie radici sono in te, sposa, le mie fronde e i miei fiori sono in te, figlia. Oh, poter presto tornare al disordine della vita Lontano da schemi e da regole, se non quelle della lotta per sopravvivere altrettanto ferree e spietate ma armoniose più d’ogni rintocco di pendola ben educata, e con voi dimenticare i giorni nel trascorrere dei giorni, e fiorire, appassire, morire guardandoci indietro con il male non ancora sconfitto, vedendo da fuori della clinica un luogo di dolore e di speranza per gli esclusi dalla virile pena di esistere tra gli oltraggi di mille altri sventurati in un’eterna vicenda di assalti come difesa e solo rari attimi di tregua nel segno di parole d’ordine cifrate: vita e morte, amore e odio e indifferenza, terra e fuoco, acqua e cielo angeli declassati ma mai ribelli. Luca Canali è anche un narratore. Pregevolissimi i racconti pubblicati da Edizioni Studio Tesi con il titolo “Diverse solitudini”. Una galleria di personaggi accomunati dalla solitudine di chi viene gettato, suo malgrado, sul palcoscenico vuoto del teatro grottesco della vita. Uomini e donne ordinari (un attore fallito, un omosessuale, una donna di mezz’età con un divorzio alle spalle, un giudice, un bugiardo) si trovano a fare i conti con l’individualità che li rende diversi dal resto del mondo, e per ciò stesso, soli di una solitudine primigenia, esistenziale. Perfettamente calibrati, sottolineati da un sottile cinismo e a tratti da uno sguardo ironico, questi racconti si snodano in una prosa fluente e meditata, perfettamente controllata. L’anima non è qui, nel presente che viviamo, ci dice Canali. L’anima è altrove. Cercarla forse non ha senso eppure è la sola cosa che possiamo fare. @bigail