Giorgio Anelli

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La nicchia - numero 22 - Il bianco è un colore che ha molto a che vedere con la letteratura

2024-02-12 20:13

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Rivista letteraria, Valerio Ragazzini,

La nicchia - numero 22 - Il bianco è un colore che ha molto a che vedere con la letteratura

in una poesia di Giovanni Nadiani

Bianco


Il bianco è un colore che ha molto a che vedere con la letteratura. Ogni volta questo colore all’apparenza neutro e inespressivo assume un significato ben specifico nelle mani di uno scrittore, pronto a evocare un ricordo, un’impressione, un dolore.


Col bianco si apre il romanzo Il primo dio di Emanuel Carnevali; il bianco è il suo primo ricordo, una luce bianca di sole illumina una stanza, una vecchia vestita di bianco, una strada bianca dove Emanuel inciampa e incomincia a perdere sangue dal naso. Questo è il bianco del principio, il candore che l’uomo, inevitabilmente, finirà col macchiare.


C’è il bianco che ossessiona La crociata dei bambini di Marcel Shwob, dove il lebbroso vestito di bianco si avventa su uno dei bambini per “succhiare sangue innocente” come un vampiro; ma quando gli domanda “Cos’è il tuo Signore?”, il bambino risponde “Non so. È bianco”. Il bambino non lo teme, il lebbroso è scosso: “Non ha avuto paura di me! La mia bianchezza mostruosa è per lui simile a quella del suo Signore”.


E mi piacerebbe aggiungere, a tutto questo bianco, quel nulla entro cui scompare ogni cosa trovato in una poesia di Giovanni Nadiani intitolata incubo italiano. Un bianco che non lascia speranza, che ferma ogni cosa, che blocca il paesaggio; è finalmente inverno dopo la terribile siccità, ma l’estate ancora ride, ci deride per come ci sentiamo sicuri, e invece siamo senza scampo.


Valerio Ragazzini


 


senza scampo




neve


sulla città


neve


sulla campagna


 


senza scampo


 


nell’inverno nevoso


a lungo sospirato


sotto il manto gelato


ogni cosa


giace al suo posto


rigida


immobile


 


senza scampo


 


finalmente


un po’ di pace


tutto bianco


ogni cosa


al suo posto


in questo freddo


questa neve


questo acquietante


strato di ghiaccio


da tempo voluto


da sempre sperato


con rabbia


dopo l’afosa


inquietante


opprimente


siccità dell’estate


pazza a suo modo


 


senza scampo


 


bianche le strade


i viali


le autostrade


i viottoli


e


nel nostro tepore


artificiale


rassicurante torpore


sorridiamo


impotenti


indifferenti


al solitario


giullare d’agosto


nel suo costume


variopinto


evanescente


nel paesaggio bloccato


privo di scampo


tutto bianco


 


farà ancora saltelli?


 


(per il momento


ci fa la lingua


e ci ride


in faccia).


 


– G. Nadiani, incubo italiano, in orme d’ombra, edizioni cooperativa guidarello Ravenna, Faenza, 1986.




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