La nicchia - numero 33 - Malizia Christi

Pubblichiamo per gentile concessione l'incipit dell'ultimo romanzo di Davide Cortese, e la prefazione a cura di Renzo Paris.


Debrama, 1912.


Il signor Babelsberg aveva solo cinque anni e non c’era persona a Debrama che non avesse già sentito parlare di lui. Non usciva mai di casa senza indossare il suo cilindro, il papillon e l’abito scuro. Tutti lo salutavano ossequiosi e sapevano di lui ogni cosa, poiché, probabilmente, avevano in casa una copia di "Io sono Adam", l’autobiografia che il signor Babelsberg
aveva scritto all’età di tre anni, destando lo stupore e l’interesse della stampa di tutto il globo. Adam Babelsberg viveva da solo, ma accadeva raramente che la sua casa non avesse ospiti. Era solito invitare a cena il pittore Adrian Malick, con cui amava discutere d’arte e di storia, la marchesa Yvonne de Saint Jacques, brillante pianista che adorava quanto lui la Passacaglia di
Händel, Timo e Teo, i due figli gemelli della marchesa, il poeta Dorando Marradi, che avrebbe compiuto cento anni nello stesso giorno in cui il signor Babelsberg ne avrebbe compiuti sei, e l’attrice Maeva Westwood, diva del muto di cui il signor Babelsberg era inguaribilmente innamorato.

Davide Cortese


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Davide Cortese è un poeta. Una sua plaquette di versi s’intitola: L’unicorno o il libro delle poesie inesistenti.
L’inesistente è anche al centro di Malizia Christi, il suo secondo romanzo. Siamo in un’immaginaria cittadina inglese nel 1912, un poco prima della Grande Guerra. Il protagonista è un ragazzino di appena sei anni che ha già scritto tre anni prima la sua autobiografia di successo: Io sono Adam. Veste come un adulto, con tanto di cappello a cilindro e vive in una casa zeppa di gingilli e di libri, da solo. Lo allietano le visite di una banda di amici dall’aria di attardati bohémien, tra cui spicca Maeva, la diva del cinema muto che ha appena girato Cleopatra. Compare un poeta centenario che ha una biblioteca enorme, di cui si serve Adam con una lunga lista di libri inesistenti. Bisogna aggiungere
il pittore degli ombelichi, che dipingerà anche quello del protagonista. Il pittore sostiene che il primo uomo, Adamo, non può avere l’ombelico perché non è nato
da una donna con il suo cordone ombelicale e dunque anche Michelangelo si sbagliava. Sullo sfondo ci sono: un conte Marsicano, un orso di pezza che convive con una marchesa, una coppia di gemelli e il ventriloquo più famoso della cittadina inglese di Debrama, nel cui grigiore si muovono cerimoniosi. Oltre a festeggiare
il compleanno di Adam, che continua a elencare libri inesistenti nel suo Biblirinto, a girare film muti, a visitare cimiteri e musei delle cere, a invitare fioraie bellissime a cena, si apprestano tutti a salutare Adam e Maeva quando salgono sul Titanic alla volta dell’America, dove la grande attrice riceverà un premio ambito.
Avrete capito che Davide Cortese nuota controcorrente. È attratto dal grottesco della vita inesistente, come quella di oggi vissuta per metà nel virtuale. Già il
titolo Malizia Christi è quello dell’unico libro vero che Adam si fa prestare dal poeta centenario e di cui non ha bisogno di raccontare la storia perché è proprio
quella che il lettore sta finendo di leggere.
Suggestioni borgesiane, calviniane? Appena. Per riparlare della Realtà i suoi colleghi scrivono di vite frantumate, colpite da malattie gravi, affannate autobiografie. Davide ama invece l’inesistenza della sua
generazione, affondata nei social, a cui vorrebbe raccontare con leggerezza palazzeschiana, come stanno le cose oggi.

Roma, febbraio 2024

Renzo Paris











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