Le cose non accadono mai per caso. Così mi capita ‒ molto spesso, del resto ‒ di imbattermi in alcuni libri e di carpirne (aprendone le pagine a caso) una certa essenza. L’essenza persino di un problema, direi.
«Il nostro tempo è essenzialmente tragico, quindi ci rifiutiamo di prenderlo tragicamente. Il cataclisma s’è abbattuto, siamo tra le rovine; cominciamo a ricostruire nuovi piccoli centri di vita, a nutrire nuove piccole speranze. È un lavoro piuttosto duro; la strada verso l’avvenire non è agevole: bisogna aggirare gli ostacoli o cercare di scavalcarli.
Per quanto grande il numero dei cieli che ci sono crollati sulla testa, dobbiamo pur vivere. (David Herbert Lawrence ‒ L’amante di lady Chatterley)
E difatti dovrei vivere pur io, in questa società ottusa, dove persino al lavoro lo stipendio mi viene abbassato con una motivazione affatto credibile.
Ma come?! Siete a conoscenza della situazione difficile che sto affrontando e, non solo non mi venite incontro, ma addirittura mi togliete altre ore di lavoro e di conseguenza altro denaro, per me oggi indispensabile a sopravvivere!!??
Dunque, con quello che guadagnerò da agosto in avanti, rischio seriamente di finire sotto un ponte. Mi è stata fatta un’ingiustizia.
Dunque il poeta è realmente in esilio. Ha delle scadenze da onorare, ma fanno di tutto per non fargli mantenere la parola data.
Per questo motivo è nata una poesia così efferata: https://www.giorgioanelli.com/blog-detail/post/225627/la-nicchia---numero-88---%E2%80%9C%C3%A8-tornata-che-cosa-l%E2%80%99umana-ferocia%CB%AE. È nata come conseguenza di un’azione cattiva, distorta.
Insomma, me la stanno facendo pagare.
Non sanno che dovremo rendere conto di ogni parola detta. Forse l’hanno dimenticato. Ma non sanno nemmeno che dovranno rendere conto ‒ loro come noi ‒ di ogni cattiveria perpetrata.
Insomma, tutta l’Italia letteraria (e non solo) è ormai al corrente di quel che mi sta accadendo. Non ci saranno reazioni in merito? Poco importa: ogni cosa è scritta.
Apro un altro libro a caso:
Lettera della giovinezza
Oggi, nel mio eremo,
un folle vento di primavera
è venuto a sconvolgere
le foglie cadute a gennaio.
Senza ritegno e paura
sparge per l’aria risa d’argento
scuotendo i giorni
dell’inverno inerte.
La mia giovinezza,
da lungo tempo dimenticata,
improvvisamente
ha deposto un messaggio
nelle mani della primavera
a un cenno inatteso del suo canto.
Scrisse:
Io abito in dimore eterne
io, tua giovinezza
per tutta la vita.
Ho il collo cinto d’una collana di corallo,
le mie vesti di topazio
alitano i profumi
della foresta lontana.
Pur dimenticata
con te veglio
di respiro in respiro
nel soffio fecondante della primavera.
Con te veglio
di contemplazione in contemplazione,
di sorriso in sorriso,
in dolci suoni di flauto
a mezzogiorno.
Scrisse:
Vieni, vieni presto
alla fine della via
dell’età logorata,
attraversa i cancelli
della morte,
getta via la collana di fiori avvizziti.
Finiranno i sogni
e le speranze vane
si perderanno nella polvere.
Solo io tua giovinezza
rimango per sempre:
Ritorna, ritorna al mio fianco,
ci rivedremo spesso
di qua e di là nella vita.
Surul, 8 gennaio 1915
Rabindranath Tagore
Chi mi sta facendo questo, è un vigliacco.
Avete toccato un poeta. Indirettamente avete toccato anche la donna che egli ama.
In questi giorni così tremendi abbiamo dovuto rinunciare a tantissime cose. Maledetti!
Dal suo esilio però, egli continua a essere e a esistere. La sua identità (come quella di tantissimi poeti del passato) non è e non verrà scalfita.
Apro un ultimo libro a caso ‒ un libro di Jack London:
Cosa importa dove e come si muore,
Finché la salute è con noi e ci fa vedere?
SESTINA DEL VAGABONDO REGALE
Giorgio Anelli