La nicchia - numero 90 - Disregolazioni di Valeria Cartolaro

2025-07-16 14:56

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Rivista letteraria,

La nicchia - numero 90 - Disregolazioni di Valeria Cartolaro

La poesia è un dono. È il dono più ambito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La poesia è un dono. È il dono più ambito. Qualcosa da assaporare, prima ancora che vivere, respirare. Prima ancora che essere poeti ‒ intendo ‒ occorre essere poesia: attraversarla, come se si fosse un uomo o una donna in fuga, alla deriva, verso gli scogli dell’esilio.

La poesia può comunque nascere ‒ s’intende ‒ in mille modi e altrettante forme. Quella di Valeria Cartolaro parte da delle disregolazioni, da cui il titolo della raccolta edita da Transeuropa.

Le disregolazioni emotive sono delle incapacità di regolare l’intensità e la durata delle proprie emozioni, portando a reazioni impulsive e sproporzionate.

Ma a noi non pare che i versi di Cartolaro rappresentino unicamente difficoltà a identificare, comprendere e gestire le proprie emozioni, sia positive che negative, con conseguenze negative sul funzionamento quotidiano e sulle relazioni interpersonali. A noi sembra, piuttosto, che il verso sia verità e il verbo sia vissuto del reale.

 

Noi che ci raccontiamo le morti e la troppa vita

finiremo nei laghi ghiacciati sotto lastre

ponti di legno

a camminare con le scarpe slacciate

con il rischio di inciampare

il viso cianotico sarà il nostro specchio

bianco di un bianco che umilia

 

 

Senti questa mente

quel glicine doloroso

rampica la punta

suona di un colore

irretito con l’inganno

fumano gli occhi

le loro pallide piante

ustionano le palme

o le braci

una terra bagnata che aspetta

su quel secco albero

a rapire le gemme

 

 

Se la poesia come detto è un dono, essa non può far altro che incitarci alla costanza della battaglia, contro l’appiattimento di un mondo che tutto sa ma nulla trattiene. Se la poesia dopotutto è un dono, occorre chinarsi a studiarla, abbeverarsi alle sue infinite fonti. Solo allora saremo pronti a scrivere versi, a incidere parole sul foglio bianco, che nulla attende e tutto spera.

Ecco perché Valeria Cartolaro ci sembra di questa “razzaˮ di poeti. Cocciuta e determinata. E l’opera prima promette, nella pazienza del tempo, nuove ulteriori sorprese.

 

Se il dio muto si impigrisce

il cane attraversa il campo tutto solo

la sua bocca è un mattino

i suoi arti, meccanici congegni della fine

succhia la linfa e chiude le ombre

un andare incerto, allungato

su quella vena di fuoco che impazza

segue la traiettoria e brucia la mente

 

 

Giorgio Anelli

Giorgio Anelli

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