Bianco Il bianco è un colore che ha molto a che vedere con la letteratura. Ogni volta questo colore all’apparenza neutro e inespressivo assume un significato ben specifico nelle mani di uno scrittore, pronto a evocare un ricordo, un’impressione, un dolore. Col bianco si apre il romanzo Il primo dio di Emanuel Carnevali; il bianco è il suo primo ricordo, una luce bianca di sole illumina una stanza, una vecchia vestita di bianco, una strada bianca dove Emanuel inciampa e incomincia a perdere sangue dal naso. Questo è il bianco del principio, il candore che l’uomo, inevitabilmente, finirà col macchiare. C’è il bianco che ossessiona La crociata dei bambini di Marcel Shwob, dove il lebbroso vestito di bianco si avventa su uno dei bambini per “succhiare sangue innocente” come un vampiro; ma quando gli domanda “Cos’è il tuo Signore?”, il bambino risponde “Non so. È bianco”. Il bambino non lo teme, il lebbroso è scosso: “Non ha avuto paura di me! La mia bianchezza mostruosa è per lui simile a quella del suo Signore”. E mi piacerebbe aggiungere, a tutto questo bianco, quel nulla entro cui scompare ogni cosa trovato in una poesia di Giovanni Nadiani intitolata incubo italiano. Un bianco che non lascia speranza, che ferma ogni cosa, che blocca il paesaggio; è finalmente inverno dopo la terribile siccità, ma l’estate ancora ride, ci deride per come ci sentiamo sicuri, e invece siamo senza scampo. Valerio Ragazzini senza scampo neve sulla città neve sulla campagna senza scampo nell’inverno nevoso a lungo sospirato sotto il manto gelato ogni cosa giace al suo posto rigida immobile senza scampo finalmente un po’ di pace tutto bianco ogni cosa al suo posto in questo freddo questa neve questo acquietante strato di ghiaccio da tempo voluto da sempre sperato con rabbia dopo l’afosa inquietante opprimente siccità dell’estate pazza a suo modo senza scampo bianche le strade i viali le autostrade i viottoli e nel nostro tepore artificiale rassicurante torpore sorridiamo impotenti indifferenti al solitario giullare d’agosto nel suo costume variopinto evanescente nel paesaggio bloccato privo di scampo tutto bianco farà ancora saltelli? (per il momento ci fa la lingua e ci ride in faccia). – G. Nadiani, incubo italiano, in orme d’ombra, edizioni cooperativa guidarello Ravenna, Faenza, 1986.