Il 23 settembre 1945 il quotidiano argentino Le Courrier de La Plata[1] pubblicò un accorato appello alla solidarietà in favore degli scrittori francesi da parte dei “colleghi” argentini. L’invito, vibrante e intenso, è di Victoria Ocampo, fondatrice del comitato Solidaridad con los escritores franceses. Ecco il testo.[2] Il 2 settembre 1939 ricevetti una lettera di Paul Valéry che terminava così: “qualunque cosa accada, io vi prego di fare in Argentina tutto il possibile per la nostra causa, che è anche la vostra ed è quella dello spirito libero e delle opere dell’intelletto dell’uomo”. Dopo questa lettera sono accadute molte cose, più terribili di quanto avessimo potuto prevedere. Il 17 giugno 1940 Valéry mi scriveva: “la quantità e la bestialità (di queste cose) ci schiaccia” ed oltre, nella stessa lettera: “se io resisterò ancora, sarò costretto, alla mia età, a cercarmi un lavoro, non so dove. Ma la Poesia ed il Pensiero, oggi, valgono ancora meno di una banconota”. Ed infine, il 27 aprile 1942, Valéry mi chiese di inviargli, se possibile, un paio di scarpe: “La necessità mi obbliga a chiedervi questa cosa ridicola!!”, aggiunse. Io penso che sia sufficiente ascoltare una simile richiesta per renderci conto della situazione, e malgrado la Liberazione, le cose non sono ancora cambiate. L’inverno si annuncia così duro e minaccioso che gli S.O.S. arrivano da ogni parte. Ecco perché con un gruppo di scrittori argentini[3] abbiamo creduto nostro dovere venire in aiuto ai nostri colleghi francesi. Valéry mi disse ancora: “mangiare e riscaldarci sono divenuti i nostri problemi quotidiani, generalmente senza soluzione. Vestirci è una chimera. E quando si ha una famiglia da mantenere, si deve anche riuscire a guadagnare il necessario con la professione più inutile che ci sia” Ecco in che stato si trova uno dei più importanti scrittori francesi ed europei, se non il più importante! E non c’è affatto bisogno di molta immaginazione per rappresentarsi come dev’essere la sorte degli altri! Quando Valéry parla di “professione inutile” naturalmente ironizza: le opere di creatività dell’intelletto umano sono necessarie ad una civiltà che vuole essere e sopravvivere come lo è il pane quotidiano, e noi non ci inganniamo! La grandezza dell’Inghilterra senza Shakespeare, quella dell’Italia senza Dante, della Russia senza Dostoevskij, della Germania senza Goethe, degli Stati Uniti senza Withman, sarebbe non soltanto diminuita ma addirittura impensabile. Costoro sono stati la voce stessa dei loro Paesi, e chi ne ha sentito il timbro conosce, senza averle mai viste, le rive sui cui questa voce si è infranta per la prima volta. Tale è la forza dello spirito! Questi uomini sono stati nient’altro che degli scrittori, ma quello che hanno detto allora si ripete e si studia ancora oggi; al contrario, tutti i discorsi dei più potenti dittatori di ieri sono già stati dimenticati; la bellezza che gli uni hanno creato dura ancora e ci aiuta a sopportare lo spettacolo terribile di un mondo devastato dagli altri. E’ con gli uomini e le donne che consacrano la loro vita alla creazione intellettuale, in Francia, che gli scrittori argentini solidarizzano; è per loro che fanno appello ai loro compatrioti. Tra questi uomini e queste donne ci sono senz’ombra di dubbio il futuro Racine, o il Pascal, o il Baudelaire o il Mallarmè (già ci sono il Valery ed il Bergson) che i secoli futuri eleveranno a grandi tra i grandi!! Chi non sarà fiero di avere contribuito ad avere allontanato da costoro la fame, il freddo, la malattia, forse addirittura la morte prematura? Si è felici di salvare una vita, non importa di chi, foss’anche l’essere più insignificante ed inutile dell’umanità! Oscar Wilde credeva, a ragione, che ciò che mancava al carceriere di Reading -stupito davanti ai prigionieri che invece di discolparsi si accusavano a vicenda, fino a quando vennero condannati – era l’immaginazione. L’immaginazione del cuore. Noi desideriamo con fervore che ai nostri compatrioti questa non manchi, perché sul fronte della generosità siamo tranquilli: non ha mai fatto difetto tra gli Argentini. Victoria Ocampo”[4] Il comitato di solidarietà neocostituitosi mise subito in azione costruendo una ponte tra L’Argentina e la Francia. Gisele Freund,[5] la grande fotografa tedesca, in qualità di segretaria del Comitato, coordinò le operazioni di raccolta di viveri e fondi a Buenos Aires, in stretto collegamento, a Parigi, con Adrienne Monnier [6] la quale, a sua volta, raccolse autografi, manoscritti e ritratti dei più rinomati scrittori che mandò in Argentina per la raccolta di fondi. Dalla nota di accompagnamento di tale materiale, sappiamo che contribuirono: Jean Cassou, Jean Cocteau, Paul Claudel, André Chamson, Georges Duhamel, Léon Paul Fargue, André Gide, André Malraux, Henri Michaux, Francois Mauriac, Jean Paulhan, Jean Schlumberger. A questi contributi la Monnier aggiunse dei documenti privati di sua proprietà, ovvero, delle lettere che ricevette da Valery Larbaud, James Joyce, Jules Romains, Jean Girardoux, Paul Valéry ed un ritratto di Max Jacobs realizzato da Picasso, firmato dall’autore ed accompagnato da un testo di Breton. Il primo carico di aiuti dall’Argentina arrivò via nave al principio del 1946: zucchero, caffè, carne in scatola, legumi e frutta secca, olio, farine e latte in polvere, vestiti e scarpe. Un lungo elenco di scrittori che avevano fatto richiesta di cibo e vestiti venne stilato a mano da Paulhan e sulla base di questo vennero confezionati i pacchi per ogni singolo destinatario. Un biglietto, recapitato a casa di chi ne aveva fatta richiesta, invitava a recarsi presso la libreria di Adrienne Monnier a ritirare il pacco. Nell’immagine la lettera recapitata a Paul Eluard. Per ironia del destino Paul Valéry, che con le sue lettere accese in Victoria Ocampo l’immaginazione del cuore, non fece in tempo a ritirare il suo pacco: morì nell’estate del 1945, a settantaquattro anni. Di questa vicenda a me sconosciuta, in cui mi sono imbattuta per caso perché il caso – come spesso si diverte a fare – ha messo tra le mie mani un libro prezioso, resta una certezza ed una meraviglia: la certezza che la bellezza del genere umano può fiorire sempre, quando e dove si accende una scintilla, anche nell’orrore e nella devastazione; la meraviglia dell’immaginazione del cuore, l’ espressione usata da quella donna illuminata che fu Victoria Ocampo: oltre la mente, al di là della ragione, se il cuore immagina, l’uomo agisce. Per il bene degli altri, che è il bene di se stessi. Il bene comune. La traduzione e l’articolo sono a cura di Daniela Bianco
[1] Le Currier de la Plata è stato un giornale in lingua francese, fondato nel luglio del 1865 da Joseph Alexandre Bernheim, giornalista francese che si trasferì a Buenos Aires nel 1850 per occuparsi delle relazioni con le comunità di stranieri immigrati in Argentina: inglesi, italiani e soprattutto francesi. Creò dapprima una stamperia con macchinari moderni per l’epoca, così che in breve tempo divenne lo stampatore delle principali testate giornalistiche argentine. Le Courrier, “rivista commerciale e politica” divenne ben presto la testata più letta dai Francesi in Argentina, Uruguay e Brasile. [2] L’articolo pubblicato su Le Currier de la Plata qui tradotto integralmente e le informazioni contenute in questo testo sono tratte dai documenti pubblicati in “Archives de la vie littéraire sous l’occupation – A travers le désastre”, a cura di R.O. Paxton, O. Corpet, C. Paulhan, Editions Tallandier, 2011 [3] Tra i quali Adolfo Bioy Casares, Jorge Luis Borges, Eduardo Mallea, Silvina Ocampo e Guillermo de Torre [4] L’articolo appasto su Le Courrier terminava così: Pregasi consegnare i contributi al Comitato di solidarietà in favore degli scrittori francesi, Tres Argentos 466 U.T. 32 - 2976 dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 17. I contributi in denaro sono raccolti presso la Banca di Londra, , sul conto corrente intestato a Victoria Edizioni, con l’indicazione Comitato di Solidarietà in favore degli scrittori Francesi. [5]Gisele, di origine ebraica, si mise in salvo fuggendo a Buenos Aires grazie all’aiuto di Victoria Ocampo. Sue sono le foto più iconiche dei grandi della letteratura e della pittura dell’epoca: oltre a Paul Valery ella ritrasse, tra i tanti, Virginia Woolf, James Joyce, Matisse, Sartre , De Beauvoir, Breton, Borges, Neruda. [6] La fondatrice della mitica Maison des Amis des Livres, la libreria di Rue Odeon che, insieme a Shakespeare & Company di proprietà dell’americana Sylvia Beach, divennero il cuore pulsante del mondo letterario della Parigi della prima metà del 1900.