Giorgio Anelli

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La nicchia - numero 44 - Miguel Angel Bustos: si può uccidere il poeta, non la poesia

2024-06-13 17:25

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Rivista letteraria,

La nicchia - numero 44 - Miguel Angel Bustos: si può uccidere il poeta, non la poesia

Abbiamo scambiato il nostro destino di dei con un destino di mercanti


Non dimentichiamo niente



C’è una sorta di intuito che guida chi legge e che con l’andare del tempo si acuisce e si raffina: non è infallibile ma spesse volte conduce a scoperte importanti.


Accade così che in una tranquilla domenica di giugno, in una libreria sconosciuta, un titolo accenda la curiosità: “Frammenti fantastici”. L’autore mi è  totalmente sconosciuto.


Apro a caso e leggo.


1)     Abbiamo scambiato il nostro destino di dei con un destino di mercanti


2)     Quando morì mio padre nacque il suo oblio


3)     All’ultimo albero del bosco, lì comincia il bosco


4)     Un fiore ne riflette un altro che sta dall’Altra Parte.


Chiudo il libro e lo riapro sull’introduzione. Chi sei Miguel Angel Bustos?


Miguel Angel Bustos era un pittore, poeta, giornalista e critico letterario nato a Buenos Aires nel 1932; nel maggio del 1976, a causa delle sue manifeste prese di posizione contrarie al regime, venne arrestato e scomparve, condividendo la sorte degli oltre trentamila desaparacidos i cui corpi non furono mai ritrovati o identificati. Le sue opere (pensieri, racconti, prose poetiche e soprattutto poesie) continuarono a circolare clandestinamente, fotocopie e manoscritti che passavano di mano in mano per essere letti in solitudine o nel nascondimento.  Soltanto trent’anni dopo la sua scomparsa, grazie anche e soprattutto alla moglie Iris Alba e al figlio Emiliano (che all’epoca aveva solo quattro anni) i suoi scritti vennero pubblicati in Argentina.


Nel 2022, Asinelli Editore pubblica per la prima volta in Italia Bustos, tradotto da Laura Branchini. I testi sono preceduti da una nota del figlio Emiliano nella quale, tra l’altro, descrive brevemente la sezione italiana della biblioteca lasciata dal padre: due versioni della Divina Commedia, tutto Leopardi, le Lettere dal Carcere di Gramsci, e poi Cesare Pavese, Nanni Balestrini, Pier Paolo Pasolini, Edoardo Sanguineti. E “l’immortale libro di Carlo Collodi”.


Apro ancora il libro.


Mi colloco sulla terra


Un giorno sarò l’assenza invisibile di Miguel Angel


Dopo il mio oblio


Il segno di un piede nudo sull’acqua.


Un gesto


Una schiena.


Ma oggi ho un midollo di fuoco.


Una pelle tesa


Moltiplicata nella mia gola.


Un pugno giovane


Al centro delle mie ossa


Che si afferra profondamente.


Nella luce


La mia fronte e le mie dita


Come arterie conficcate


Nel calore della terra dura.


*-*-*


Canto del fortunato


Signore, Signore perché mi hai abbandonato


Se io ero inumano


Ma pregavo tutte le domeniche.


Ho cercato di essere altare


Sette ostie alla settimana per me


Un unico oro per me il tuo sangue.


Adesso io mi do ventiquattro tocchi di campana


E mi addormento come un pezzetto di terra.


Quando morirò


Sotto il canto inumano dei miei


Fratelli


Sarò reliquia urina aroma.


Resterò nelle mie ossa per l’intera


Eternità. Amen.


*-*-*


Oggi mi trincero


Oggi mi trincero


Dietro


La mia fronte


E il grido della mia lingua.


Non mi volgo al vento


Al sole


Alla pioggia paurosa.


Oggi rimango


E mi sprofondo


A gola in giù,


fino a toccarmi i talloni.


Oggi mi trincero


E mi ripiego,


piccolo


umano,


fino a che il volo


abiti le mie viscere


*-*-*


Io muoio


Io muoio,


non senza attendere il sole,


senza spezzare un pane


a bagnarmi le dita nell’acqua.


E gridare forte in un parco


Mare, terra fresca, mare!


Sulla pietra scalzo


Dimentico della mia morte.


*-*-*


Non dimentichiamo niente


Non dimentichiamo il pianto


Né il vuoto dei morti sulla terra.


L’America va avanti con tutto il dolore.


Ma canta.


Non con voce forte.


Canta il giorno di luce che arriverà


Lungo il fiume di frumento,


all’ardore dei suoi uomini


schierati e in marcia.


Non dimentichiamo niente.


Ma il canto è la febbre più alta.


Fluisce dalle nostre fronti,


Indica il nostro sangue.


Alto. Altissimo.


Come il nostro amore.


 


Miguel Angel, ti porto a casa con me, e ti metto nella mia libreria, tra le schiere dei poeti; non dimentico il tuo canto. Sei la prova vivente – sì, vivente – che si può uccidere il poeta, non la poesia.


@abigail




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