Dovrei fare altro stasera. Dovrei studiare. Prepararmi. Dovrei stare nella stanza-studio, seduto sulla poltrona a leggere poesia d’altri. E invece c’è un’urgenza. Il tempo scorre, spazza via la realtà. Fagocita tutto quel che potrei aver costruito.
Non si è poeti per davvero se non si tocca il fondo. Non si è scrittori autentici se non si hanno debiti.
L’urgenza è spiazzante. Incalza. È il sentirmi sempre più vero, spronato dalle parole che richiedono sempre più responsabilità.
Sabato scorso alla Libreria Popolare di Via Tadino, a Milano, questa urgenza, questa necessità ‒ che sa di fretta, di premura e fame ‒ è esplosa! La mia rosa esoterica si è rivelata ai poeti.
Ho dialogato con Andrea Temporelli, con Patrizia Valduga, con Giovanna Rosadini. Sono stato abbracciato e accompagnato dalla mia musa Daniela. E nuovamente accolto da Guido, libraio indipendente e sorprendente.
Una presentazione per i poeti, dunque. Riservata ai discepoli o agli iniziati. Da catacomba.
Non voluta in tal maniera però, né cercata; ma accaduta, come lo stupore.
Più propriamente un incontro, che mi conferma maledetto e fiero.
Dio dei poeti
non so se esisti,
ma insisti a chiedermi ragione
di ciò che sono,
di quel che faccio
e sento e provo ‒
E non soffocare il pianto
che sgorga nella notte.
Dio dei poeti
dei diversi
degli incerti passi,
degli assetati dubbi,
quali segreti ci nascondi ancora?
Com’è deludente il mondo dei serpenti…
Dio dei cieli,
dei grattacieli,
accoglici benevolmente nel cuore tuo.
Giorgio Anelli