Oggi mi sento felice e fortunato perché ho ricevuto in dono dalla casa editrice Adelphi un libro fresco di stampa: Microgrammi di Robert Walser. Ma, più che fortunato, mi reputo, per una volta soltanto, un privilegiato.
Sì perché, Robert Walser è uno come me. È uno il cui destino l’ha provato tanto; che la psichiatria l’ha accolto per proteggerlo e/o correggerlo; e questo forse non lo sapremo mai; come probabilmente non sapremo nemmeno se gli sia in qualche modo stata di aiuto.
Quel che conta, invece, è venire a sapere che Walser celava l’opera sua dietro la follia. E che ‒ come Emily Dickinson, Fernando Pessoa, e molti altri ‒ prima di morire, durante gli oltre vent’anni trascorsi nella clinica psichiatrica di Herisau, riempì una vecchia scatola da scarpe contenente lettere, cartoline, foglietti di ogni genere, buste e ricevute di pagamento, sui quali aveva tracciato minuti colpi di lapis.
Insomma, un universo letterario! (composto di vari generi), al quale lascerò al lettore la scoperta di ogni singola pagina.
Però ‒ essendo io poeta! essendo io di parte! ‒ privilegerò in questo minuto articolo i versi di questo acuto genio che, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, faceva di ogni suo esile scritto un guizzo.
Sì, sarò sincero
Sì, sarò sincero, non è da oggi
che il coraggio mi manca di vivere davvero,
però vagando per le vie mai mi sono lasciato
cadere, piuttosto nei lidi del cuore
ho oscillato dal pallido al rosato, il che
suona senz’altro un po' romantico. A onor del vero,
spesso mi vedevo gonfio di coraggio,
e solo con [passo] allegro mi ci calavo,
ma in realtà di coraggio non ce n’era,
e in più fantasticavo
di essere giovane. Non ho mai smesso
di chiedere alla vita un qualche aiuto,
e infatti son riuscito a simulare con me stesso
e questo e quello, e se darsi così pena al riguardo
sia davvero gagliardo, lo lascio nel dubbio.
Mi son dato pena, se è per questo,
per non consumarmi d’indolenza troppo presto.
Uomini bianchi
Uomini bianchi
mi strappano, scoccata la mezzanotte,
l’anima colma d’amore e d’amore vuota,
la sazia, l’assetata,
e sui ghiacciai la portano, tra i monti.
Sbranata dai denti
di creature mostruose
me la restituiscono e la piantano in me
deponendola nella mia carne.
Vieni un giorno da me, cara donna, o cara!
Ti vorrei svestire,
come l’umanità vorrebbe liberarsi dal patire.
Non aver timore, sarò come di seta.
Robert Walser era un flâneur folle, come me, che la psichiatria ci ha sfiorato davvero, ma che tuttavia ci ha regalato lo stupore del camminare e sdraiarci tra la neve. I geroglifici che ci ha fatto pervenire li terrò a lungo sul comodino: questo libro è prezioso! Illumina le notti! Tanto quanto ogni sua parola brilla di responsabilità e incanto, incatenandoci benevolmente alla lettura nella lunga notte del sogno.
Qui con cura si traduce
Qui con cura si traduce
la poesia di Paul Verlaine,
dove pioggia ha infradiciato
quei suoi tetti sulla Seine.
Tutta Parigi è grigio grigiore,
io languisco nel languore.
Senti come faccio mieu,
come un tempo Paul Verlaine.
O tu più che a sufficienza
tradottissima credenza,
anni fa facendo bene
anch’io chiesi di Verlaine.
Suggestivo di sicuro
Ciò ch’io qui stiro e ristiro,
un innovatore puro
papà nostro Paul Verlaine.
Mi sia data una cipolla,
ché mi lacrimino lacrime,
come allora a Paul Verlaine
sulla pagina sgrondarono.
L’ora è giunta, ne ho il sentore,
che alla fine Robert Wals
si presenti traduttore
in tedesco di Verlaine.
In fondo, Robert Wals è un microgrammo. Un poeta e uno scrittore che si accontentava di poco: «La mancanza di pretese è un’arma, forse una delle più splendide che ci siano», scriveva in una delle sue mirabili prose.
È forse proprio questo il segreto più nascosto che ci cela la follia.
(Giorgio Anelli)
Nella cesta da viaggio o della biancheria
Nella cesta da viaggio o della biancheria
che sta nella mia camera da letto,
di notte si schiariscono la gola,
come se lì disteso ci fosse qualcuno,
come se lì sulla cesta sedesse
uno schiavo [bisbigliante], il mio feroce
servitore, la mia ferma decisione
di appartenere a me stesso. Il mio pensiero,
[lui] sì che mi [conosce]. A me sembra spesso
spaventoso quello che penso, e dalla notte
esco come da una tomba di granito
e dal sonno spettrale come da un
passato
che scaglia intorno alle sue tempie
pallide immagini di molte
povere anime tormentate
e solo al mattino la mia vita torna a rasserenarsi.
A nessuno auguro di essere me.
Solo io sono capace di sopportarmi:
sapere così tanto e aver visto tanto e
così niente, così niente dire.
Robert Walser
