La nicchia - numero 103 - VALENTINA MELONI E' - SECONDO NOI - TRA LE PIU' IMPORTANTI CONOSCITRICI E TRADUTTRIC

2025-10-29 18:45

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Rivista letteraria, valentina-meloni,

La nicchia - numero 103 - VALENTINA MELONI E' - SECONDO NOI - TRA LE PIU' IMPORTANTI CONOSCITRICI E TRADUTTRICI DI EMILY DICKINSON

"C’è un mattino che l’uomo non conosce..."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’è un mattino che l’uomo non conosce —
le cui fanciulle, su prati più lontani,
celebrano il loro maggio serafico —
e tutto il giorno, tra danze e giochi,
e scherzi che mai potrei nominare —
trascorrono la festa.

 

Qui, a passo lieve, si muovono i piedi
che più non calcano la via del villaggio —
né si trovano nel bosco —
qui sono gli uccelli che seguirono il sole
quando il fuso dell’anno scorso tacque
e l’estate intrecciò le sue chiome.

 

Mai vidi scena più meravigliosa —
mai un cerchio su un verde così perfetto —
né schiera tanto serena —
come se le stelle, in una notte d’estate,
levassero coppe di crisòlito —
e brindassero fino all’alba.

 

Come te danzare — come te cantare —
popolo del mistico prato —
io chiedo, a ogni nuovo mattino di maggio.
Attendo le tue lontane, fantastiche campane —
che mi annuncino, in altre valli —
verso un’alba diversa!

 

 

There is a morn by men unseen -
Whose maids upon remoter green
Keep their seraphic May -
And all day long, with dance and game,
And gambol I may never name -

Employ their holiday.


Here to light measure, move the feet
Which walk no more the village street -
Nor by the wood are found -
Here are the birds that sought the sun
When last year's distaff idle hung

And summer's brows were bound.


Ne'er saw I such a wondrous scene -
Ne'er such a ring on such a green -
Nor so serene array -
As if the stars some summer night
Should swing their cups of Chrysolite -

And revel till the day -


Like thee to dance - like thee to sing -
People upon the mystic green -
I ask, each new May morn.
I wait thy far - fantastic bells -
Announcing me in other dells -
Unto the different dawn!

 

J24-F13

 

 

Emily Dickinson e la soglia dell’invisibile

 

La poesia There is a morn by men unseen di Emily Dickinson rappresenta una delle più intense figurazioni del confine fra vita e aldilà all’interno della sua opera. L’immagine inaugurale di un “mattino invisibile agli uomini” introduce immediatamente la dimensione liminare che caratterizza molta della produzione dickinsoniana: uno spazio intermedio tra il mondo terreno e quello spirituale, dove la percezione umana si arresta e inizia la visione poetica.

 

Le “maids upon remoter green” evocano presenze angeliche o anime trasfigurate, che abitano un paesaggio remoto e serafico, un “verde” che non appartiene più alla natura terrena ma a una topografia celeste. Il “May” del primo verso, simbolo di rinascita e di giovinezza perpetua, assume qui un valore metafisico: non il ciclo stagionale della terra, ma la sua eternizzazione. L’intera prima strofa descrive così una comunità di spiriti che celebra un rito di luce e di danza in un tempo fuori dal tempo, alludendo a un aldilà non statico ma festivo, vitale, animato da movimento e canto.

 

Nella seconda sezione del testo, l’esperienza visiva della poetessa si tramuta in un atto di meraviglia: il “ring on such a green” si amplia fino a divenire un cerchio cosmico, dove la danza degli spiriti si rispecchia nel movimento delle stelle. L’immagine delle “cups of Chrysolite”, pietre preziose dal colore dorato-verde, conferisce al testo un tono sacrale e luminoso, fondendo la gioia celeste con l’estasi della contemplazione.

 

La chiusa riconduce la visione all’orizzonte della soggettività: la voce poetica, ancora esclusa da quel regno, rinnova la propria attesa ogni “new May morn”, ogni ritorno della primavera. L’alba “diversa” (different dawn) non è soltanto la promessa della vita dopo la morte, ma anche l’emblema della rivelazione poetica, dell’accesso a un piano conoscitivo altro, che trascende la percezione sensibile.

 

Come in molti testi di Dickinson, la soglia fra morte e conoscenza, invisibile e visibile, è al centro dell’esperienza poetica. Il “mattino non visto dagli uomini” diviene così metafora della stessa poesia: un luogo dell’invisibile, accessibile solo attraverso l’intuizione e la parola, dove il linguaggio tenta di restituire la luce di ciò che sfugge allo sguardo.

 

 

La traduzione e il commento sono di Valentina Meloni 

Giorgio Anelli

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