Sono stanco morto stasera, ma per sentirmi vivo leggo poesia di Rosaria Ragni Licinio
Come si schianta sull’asfalto la voce
questo corpo brutale
che non ha fame
revolver, ossigeno
nient’altro che gemme,
un’origine folle
che qui si sparge.
C’è qualcosa. Dico, c’è qualcosa in questi versi e nella poetica di Rosaria che è fuori controllo, che rilascia ovunque lampi di ossigeno, lastricando il segno; non si può ‒ intendo ‒ restarne indifferenti. Il suo, è un turbamento: percorso sofferto, mai finito, infinitamente riarso dal fuoco
Mia bocca, flutto mai arso.
‒ Mastica ‒
i frutti che sarebbero stati
‒ Distruggi ‒
l’ordine del giorno
lingua che sei triste
in prossimità della parola,
quel che era così delicato
oggi si schianta in gola.
*
Nel sole delle dodici
fioriscono le braci
e l’inganno del cielo
è più vicino all’uomo
l’ombra resta infinita
e la senti nelle vene,
per questo disegni nell’aria
una spirare distorta
per riposare un momento
la nostalgia che hai creato.
Un eccesso di pensiero
se poi avanza il fuoco.
Ma è la malattia, forse, la ragione più vera, che fa esplodere questo libro: “Spazi d’esilio e presagiˮ, edito nel 2024 da Il Convivio Editore.
Ci vuole coraggio ‒ nuovamente intendo ‒ per dire il diverso, che poi è il nuovo; per affrontare tutto con sguardo feroce ma sincero.
Questi versi restano, non spariranno nella nebbia
Ancora un giorno restare intera,
fare scempio della paura
con questa saliva dove non s’annega
in un aprirsi festoso di denti
se escono torrenti
‒ non le parole ‒
e le altissime note nuotano.
Imparare ‒ intendo ‒ a dare dignità al dolore, proprio quando tutti se ne fregano di te: poetessa, donna, chiunque tu sia o sia stata.
Imparare la responsabilità della parola. Trovarne uno scorcio, tra gli spazi dell’esilio. Proprio come fosse un presagio…
(Giorgio Anelli)
Ho tradotto il verbo dei matti
le impronte delle dita sul portone,
il peso dell’acqua tra le pieghe
scorre, il ballo e la furia,
un magma diviso in capitoli.
*
Nel telaio certo dei vivi
‒ resto
dove le mani non trovano posto
tra i lampioni e la casa d’infanzia
(il rifugio di forme vaghe)
oltre i solchi di un cuore spolpato
c’è un’euforia di gesti impazienti,
nel mormorio che perde la luce
col soffio di vento alto, sul mare
per flussi disposti
di giorno e di notte,
sempre a ripetere
questo argomento.
Rosaria Ragni Licinio
