"Bastardo", un racconto di Giorgio Anelli

Bastardo

 

Gabriel deve affrontare vari problemi nella vita. Come tutti. Ma li deve affrontare soprattutto con se stesso. Non è facile essere fragile, soffrire di depressione; non è facile desiderare bere e mangiare fino allo sfinimento. Non dev'essere semplice portarsi a spasso una pancia enorme, e non accettare il fatto di prendere medicine.

Difatti non le prende, o le prende quando gli gira. Ha un umore alquanto ballerino: gli capita di essere confuso, a volte. Ogni tanto fa progressi. Ogni tanto torna indietro sui suoi passi.

Se si mette in testa di fare una cosa la fa; ma come spesso capita, esagera. Se vuole imparare a giocare a tennis, si compra tre o quattro racchette ancora prima di cominciare la primissima lezione. Non gli manca certo l'iniziativa. Tuttavia, non si contiene: o tutto o niente.

Per questo motivo sta in un ambiente protetto. In un ambiente, per dirla tutta, che protegge dalla normalità, dalla troppa normalità del mondo. Altrimenti sarebbero guai seri.

 

Sarà vero?

 

Sì, lo è.

 

Quando arrivò da noi qualche anno fa, Gabriel era a tutti gli effetti un tipo eccentrico. Uno di quei personaggi talmente stonati nel contesto; talmente tanto, da uscirsene spesso con frasi strane, eccessive, persino erotiche. A lui non importava, o forse non se ne accorgeva nemmeno. Ma non importa neanche a questo racconto evidenziare quel che diceva e faceva. Quel che conta, invece, è ciò che è accaduto oggi.

È da poco che Gabriel si è messo in testa di fare un doppio lavoro. Da noi ormai viene al pomeriggio, e i risultati si vedono: non regge il ritmo, è stanco, sbaglia, gli errori non sono affatto banali. In sostanza, Gabriel è un uomo grossolano che sta lottando per riscattarsi. E ce la mette tutta, nonostante la giovane età e la poca esperienza sul campo.

Del resto, come si fa ad avere esperienza a vent'otto anni, quando la depressione ti sta alle calcagna, e non ti molla nemmeno un attimo? Quando hai voglia di bere e di mangiare all'impazzata. Quando, appunto, vuoi tutto o niente...

Ciò nonostante, qualcosa accade, sempre, nel gorgo della disperazione, nell'immondezzaio dell'idiozia. Oggi pomeriggio Gabriel è arrivato in giacca cravatta e bretelle, convinto di se stesso. Gli hanno fatto subito notare i gravi errori compiuti la volta precedente. Così, si è messo ‒ borbottando, ma di gran lena ‒ a rimediare.

Ha una pancia che straborda a più non posso, come il suo destino, il quale non sa ancora da che parte dovrà andare a parare. Porta in viso una gran barba riccia, la quale non lo salva da nessuno, e sopporta a mala pena il caldo di questi giorni.

Insomma, non gliene va bene una. Pure i pantaloni gli si sono strappati. Allora lui prende la pinzatrice, e inizia a salvare il salvabile. Il tessuto comunque alla fine cede.

Quel gran vigliacco del collega va subito a sparlare con la sua amica, e se la ride della grossa:

 

«L'hai visto» dice «sta diventando pazzo!»

 

Gli parla alle spalle, il bastardo.

Intanto Gabriel viene chiamato da un'educatrice.

Tutto va avanti come se nulla fosse. D'altronde, il lavoro non si deve fermare.

Il mio amico ricompare dopo mezz'ora. Si soffia forte il naso. Chiede di poter andare un attimo a casa a cambiarsi i pantaloni. E poi, subito torna: orgoglioso riprende a lavorare.


Giorgio Anelli