Non si può fare sempre quello che si vuole

... Il problema, probabilmente, non è proprio chiedersi dove sono o dove sono andati a finire i poeti oggi. Il problema ‒ semmai, e malauguratamente ‒ è che oggi tutti vogliono fare quel che vogliono, imponendo unicamente le proprie condizioni, qualsiasi sia la circostanza da vivere, affrontare, o piuttosto scavalcare.

Non si può o, meglio, non si potrebbe sempre fare quello che si vuole, di norma. Purtroppo però viviamo in un mondo rovesciato come un guanto, nel quale il menefreghismo sembrerebbe farla da padrone. Anzi, togliamo pure il condizionale.

Inoltre, se si dovesse usare uno slogan efficace, esso sarebbe semplice e conciso: Me ne fotto!

Ecco, oggi va sostanzialmente di moda un menefreghismo di fondo.

Il fatto, d'altro canto, è che ogni azione ha la sua conseguenza: ce ne ricordiamo, signori e signorine della presunta letteratura italiana?

Dove stanare dunque i veri poeti? Dove cercarli, magari convincerli che una loro nuova opera pubblicata varrebbe cento volte tanto quella di un attorucolo da social? Ebbene, questo proposito non accadrà quasi mai. Poiché viviamo dentro un mondo nel quale il grado culturale, sociale e di rispetto reciproco si è inabissato sotto il suolo. A tutti i livelli, sia ben chiaro.

È come se vivessimo nel sottosuolo. La politica è deceduta. La cultura ‒ non tutta, ma parlando in generale ‒ è morta. Accendiamo una radio, e su qualsiasi stazione i politici promettono, promettono, ma alla fine non mantengono nulla. La nave Italia si sta davvero inabissando in acque torbide e sconosciute. Cambiamo stazione radio, eppure ogni otto ore trasmettono almeno sei canzonette dello stesso cantante dei miei stivali. E via così dicendo: quali sono i libri contemporanei che tentano un approccio con un linguaggio tanto diverso e sperimentale, quanto unico e decisivo in un panorama totalmente allo sbando?

Nossignore. Nossignore. Dove sono i veri poeti? Lasciateli stare. Essi frequentano altri mondi, un differente al di là. Forse non vogliono nemmeno essere disturbati: sprezzanti e puri, loro!

Stampate libracci, ragazzini, che salutate per radio il grande Milo, come se voi foste i loro unici suoi grandi amici... Accorrete ad ogni festival, mostratevi!, ballate come marionette! Forza, coraggio! Cosa aspettate ancora? Benvenuti nel Paese dei balocchi!

 

Maledetti i poeti che non sanno quel che scrivono,

né tanto meno ciò che dicono!

Maledetti coloro che s'inciuciano

tra di loro come i politici.

Quanti libri avrete letto?

Quanti compromessi vi avranno promesso?

Maledetti o voi, scribacchini della domenica,

che per un posto al sole

vendereste anche l'anima.

La fraternità è ben altra cosa ‒

e non pensiate che sia soltanto roba da cristiani.

La fraternità è un foglio solcato d'inchiostro,

col quale io tento (non soltanto)

di resistere, ma bensì di sovvertire il mondo!

Io prego leggendo,

io prego scrivendo.

Nascosto al sicuro tra quattro mura,

o nel buio di un bosco,

nuotando in un lago,

o stupito davanti al ghiacciaio,

piego il mio ginocchio e ‒

a volte ‒ lancio, di colpo,

il mio tremendo, barbarico, urlo!


Giorgio Anelli