Racconto

QUELL’ISTANTE

 

Al poeta stasera non importa né parlare né scrivere della luna in cielo. Al poeta oggi è stato chiaro un istante soltanto, punta di diamante di promesse non mantenute ‒ eppure talmente vero quell’istante, da specchiarvici come per andare a una festa.

Egli sta in un luogo dove l’eccellenza non è qualcosa di utile da perseguire. O almeno, non all’apparenza. Egli sta a stretto contatto con persone che ne sanno quanto o più di lui. Accanto gli stanno diseredati del cielo, nel fiotto della vita. C’è chi si spacca la bocca per una bevuta di troppo, chi va in rosso qualche giorno per sentirsi vivo a modo suo, chi ‒ temerario della notte ‒ come un gheriglio si rannicchia in quattro mura di noce dove riporre il proprio astuto disincantato fantasma.

Il poeta soggiorna in un luogo impropriamente familiare. L’eccellenza non la fanno le storie che gli rassomigliano, ma lo sguardo di chi manca al loro appello. Non accorgersi di questa bellezza, impropriamente sminuisce l’imperfezione di questa perfezione.

Eppure, durante la pausa, egli ha visto un uomo in carrozzina avvicinarsi, accompagnato da qualcuno. Quell’uomo, nient’affatto giovane e provato da chissà quale oscuro destino, lo ha punto salutato: Buonasera.

‒ Buonasera.

È il saluto dello straniero che ha infervorato l’istante. Ogni altro desiderio sminuisce le porcate che accadono lì attorno.

Al poeta basta questo per ricordarsi chi è per davvero, e il disadatto dell’incanto è di nuovo pronto a cominciare, nell’effimero della stanchezza che qualcuno vorrebbe per assurdo obliare.

 

Giorgio Anelli