La nicchia - numero 41 - Ci siamo affidati alla poesia, vocati a un destino

La letteratura ‒ a volte, spesso, casomai ‒ ti porta nel giardino di qualcuno o nel labirinto di qualcun altro. Sa esserti fiera compagna di viaggio serale, magari alla ricerca del minotauro. Essa si riflette in uno specchio, in attesa che il mostro che ti porge la rosa lo infranga.

Di essa, la poesia è il diamante incastonato, primizia delle meraviglie: meglio ancora ‒ ombra. Qualcosa che dà senso al tutto, rendendola ancor più viva, carnale, fiera.

Proprio per questo motivo io e Abigail ci siamo affidati alla poesia, vocati a un destino. Essa è il segno ‒ il contrassegno ‒ del nostro amore. E per renderlo più fecondo e vivo, indosseremo ciascuno quale simbolo un anello all’anulare, valore universale ed eterno, con, all’interno, un verso spezzato di Paul Celan. Difatti, il significato originario del simbolo, con riferimento all’uso dell’antica Grecia, era quello di essere il mezzo di riconoscimento o di controllo che si otteneva spezzando irregolarmente in due parti un oggetto, in modo che il possessore di una delle due parti potesse farsi conoscere facendole combaciare.


PARLA ANCHE TU


Parla anche tu,

parla per ultimo,

di’ il tuo pensiero.


Parla ‒ Ma non dividere

il sì dal no.

Da’ anche senso al tuo pensiero:

dagli ombra.

 

Dagli ombra che basti, tanta

quanta tu sai

attorno a te divisa fra

mezzanotte e mezzodì e mezzanotte.

 

Guàrdati intorno:

vedi come in giro si rivive ‒

Per la morte! Si rivive!

Dice il vero, chi parla di ombre.

 

Ma ora si stringe il luogo dove stai:

Adesso dove andrai, spogliato dell’ombre, dove?

Sali. A tasto innàlzati.

Più sottile divieni, quasi altro, più fine!

Più fine: un filo, lungo il quale

vuole scendere, la stella:

per giù nuotare, giù, dove essa

si vede brillare: nel mareggiare

di errabonde parole.

 

Io e Abigail siamo una cosa sola messa insieme da un simbolo. In ogni anello, un verso spezzato che ci unisce: Dice il vero, chi dice ombra.

 

Giorgio Anelli