La nicchia - numero 109 - A proposito di "Anima", il romanzo di Natsume Sōseki

2025-12-30 21:27

Array() no author 82229

Rivista letteraria, daniela-bianco,

La nicchia - numero 109 - A proposito di "Anima", il romanzo di Natsume Sōseki

Una scrittura tagliente e verticale come una spada

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da alcuni anni la letteratura giapponese mi cerca. E proprio quando la vita si fa più frenetica, mi trova.

 

Mi aggiro tra pareti di carta in stanze chiare e vuote, mi siedo su cuscini a terra per la cerimonia del te ed entro in connessione con un mondo altro, dove non c’è bisogno di contemplare la natura perché, semplicemente, se ne fa parte e dove ogni sentimento è misurato con il metro di etiche millenarie così come ogni  comportamento è dettato da regole tramandate di generazione in generazione.

 

 Succede quindi che nel romanzo giapponese posso uscire dal mio quotidiano e perdermi nel mio stesso straniamento.

 

Natsume Sōseki, considerato il padre del romanzo giapponese moderno e maestro di Tanizaki, Kawabata e Mishima, traccia in “Anima” i confini psicologici dell’uomo moderno anticipando – siamo nel 1914 – quelle intuizioni e suggestioni che saranno i temi dominanti del ventesimo secolo.

 

Chi subisce un danno in gioventù da parte di chi lo ama, non potrà sottrarsi dal danneggiare chi ama: vivrà nel senso di colpa e cercherà rifugio nella solitudine, privandosi, più o meno consapevolmente, di passione e desiderio e, in definitiva, della vita.

 

Questa legge dell’amore terribile, matrice di dolore che si perpetua, è il tessuto di questo romanzo, che ha due protagonisti: un giovane studente universitario che proviene dalle campagne, ed il Maestro, un uomo nella maturità degli anni dedito allo studio. Il giovane, che è l’io narrante, vede per la prima volta il Maestro in una sala da te vicino ad una spiaggia e rimane affascinato dal volto, dalla postura e dalla nuotata lenta e sicura dell’uomo. Dopo numerosi, vani tentativi, finalmente un giorno riesce a stabilire un contatto con lui. Al largo.

 

“Il giorno dopo lo seguii in mare e, insieme a lui, nuotai nella medesima direzione. Uscimmo al largo. A duecento metri dalla costa, il maestro si voltò e mi parlò. A parte noi, sull’ampia superficie azzurra del mare non c’era nessuno. Il forte riflesso del sole faceva brillare le montagne fin dove poteva arrivare lo sguardo. Io mi agitavo sfrenatamente, al largo, muovendo i muscoli in piena libertà e in completa estasi. Il maestro smise di muovere le braccia e le gambe e si stese supino sulle onde. Io lo imitai. Il colore celeste del cielo mi calò sul viso, come a trafiggermi gli occhi. Esclamai a gran voce: “Che bello!”. Dopo un po' di tempo il maestro riprese la posizione di prima e mi domandò se volevo tornare. Io ero di costituzione abbastanza forte ed avrei voluto divertirmi ancora un po' nel mare. Ma, al suo invito, risposi contento: “Sì, torniamo!” Così facemmo, seguendo lo stesso tragitto”.

 

La prosa è asciutta e lineare, fatta di periodi brevi ed incisivi. La natura è intrecciata alla parola, come nel più bello degli haiku; non a caso Sōseki è anche un raffinato poeta[1]:

 

Senza desideri terreni, tutto è quiete:
sono libero di vagare tra acque verdi e nubi.
Non esiste alfabeto nella terra degli immortali:
non vedo libri ma soltanto montagne.

 

Ma torniamo ad Anima. Il romanzo è diviso in tre parti: la prima (Il Maestro e Io) esplora la relazione tra i due protagonisti, la seconda (I miei genitori e Io) scandaglia i legami famigliari dell’io narrante, soffermandosi, con modernità impressionante, sulle aspettative dei genitori e sul timore di deluderle dei figli. La terza parte (Il Maestro e il suo testamento morale) è il cuore del libro: si tratta di una lunga lettera che il discepolo, tornato a casa per la grave malattia del padre, riceve dal suo Maestro, una confessione, nella quale il Maestro ripercorre la sua vita e svela il suo segreto.

 

“Poiché io soltanto ho sperimentato il mio passato, è comprensibile che lo consideri come mia proprietà esclusiva. E non è naturale che io possa desiderare, prima di morire, di dare a qualcuno questa cosa che è mia? D’altra parte, preferirei vedere il mio passato annullato con la mia vita, piuttosto che offrirlo a qualcuno che non lo desidera. In verità, se non vi fosse stata una persona come te, il mio passato non sarebbe mai stato conosciuto da nessuno, nemmeno indirettamente. Solo a te, fra milioni di giapponesi, intendo raccontare il mio passato, perché tu sei sincero e perché una volta hai detto, in tutta sincerità, di voler imparare dalla vita stessa. Senza riserva alcuna ora getto sopra di te l’ombra oscura di questo mondo. Ma non devi avere paura. Guarda attentamente dentro quell’ombra e afferra ciò che potrà servirti nella vita (…) Ora, aperto il mio cuore con le mie stesse mani, voglio che il mio sangue bagni il tuo viso. E sarò soddisfatto se, quando il mio cuore avrà cessato di battere, una nuova vita avrà trovato posto dentro di te.”

 

Una scrittura tagliente e verticale come una spada accompagna queste pagine drammatiche e perfette. Anche questo è il potere della lettura: fare spazio a nuova vita.

 

Daniela Bianco    


 

[1] Un saggio dei versi di Soseki, oltre ad alcune note biografiche, è reperibile sulla rivista on line Pangea a questo link

https://www.pangea.news/natsume-soseki-poesie/

Giorgio Anelli

SOCIAL
CONTATTAMI
INDIRIZZO

facebook
instagram
linkedin
youtube

CS ©