Non vendersi mai

Tra ieri e oggi, nonostante la pioggia, sono andato a trovare i miei morti, nella mia terra, quella che mi ha visto nascere e crescere e vivere. Pur essendo vagabondo, mantengo dei riti. Questo lo ritengo tra i più importanti, nella coerenza che impone. Una coerenza non troppo dissimile da quella che bisognerebbe avere in letteratura. Andare a trovare i morti significa pregare, vuol dire (per me) parlare con loro; ricordare la nostra dignità: quello che siamo stati e che saremo nei rispettivi insegnamenti che la vita accidentalmente ci porta. Tutto ciò mi ricorda quel poeta che sono. A quasi quarantott’anni, rimango me stesso. Non mi sono mai venduto. Continuo a farmi da solo. Niente marchette, alcun favore. Questo ovviamente comporta un prezzo da pagare. Eppure, seguito a camminare innocente e spavaldo tra i sinistri della letteratura. Ed ho anch’io i miei luoghi. Continuo, come i favolosi poeti di un tempo, a perdermi tra le vie del Balôn di Torino, facendomi ispirare dalla povera gente; leggendo, mangiando, bevendo e scrivendo al SaporDivino.

Giorgio Anelli