Trafitto dalla sprezzatura di Cristina Campo

Avrei dovuto intuirlo parecchio tempo addietro, quando lavoravo duramente al carico-scarico di un grande ospedale, oppure per un negozio di alimentari avvolto da ghiaccio e neve. Avrei dovuto. Ma la dimenticanza fa parte del nostro difenderci. Del resto, a quanto pare, dicono che un poeta non muore mai. Tuttavia, io credo che un poeta non muoia mai in quanto muore sempre. E allora, a conti fatti, una volta preso definitivamente atto che da nessuna parte importa di te, del tuo essere presente ‒ sul luogo di lavoro e nella vita vale più una frivola menzogna che una solenne verità ‒, non rimango affatto deluso, bensì trafitto da ciò che mi corrisponderà « ora », da qui in eterno. Quella stessa sprezzatura di Cristina Campo, intendo, è e sarà tutto quel che mi appartiene dell’altro mondo.

 

Giorgio Anelli