La nicchia - numero 42 - LETTERA A MIA MADRE

Madre cara,

l’illusione del sogno non mi riporterà a te, al tuo vigore di una volta, all’esuberanza dello spirito. La realtà è un’altra, e tutto ancora insegna. Nuovamente apprendo a vivere.

Voglio dirti alcune cose di me che non sai.

Ho un unico amico poeta che dà tutto ogni giorno: si spende fino allo sfinimento. È per questo che l’altra sera, quando l’ho incontrato al lago, aveva lo sguardo di un pulcino spaventato. Forse questo significa veramente dare la vita per un altro.

Ma io, forse pur io l’altra settimana ho rischiato la vita per portare l’amore al mio amore; in un viaggio folle in autostrada ho attraversato il diluvio e la tempesta, lampi spaventosi, venti fortissimi. Questo fa l’amore, questo può. È un seme potente che feconda la carne e inonda sangue e ragione, l’amore.

E quindi tutto diventa possibile, come smettere di bestemmiare e iniziare a volerti veramente bene.

Io e Abigail ci siamo donati un anello!, un anello che contiene all’interno un verso di una poesia a noi cara. È per questo che ho rischiato la vita: per portarle la nostra poesia.

La poesia, mamma, la poesia è il mio firmamento. E tu l’hai sempre assecondato questo cielo infinito che mi sovrasta e mai mi lascia.

Ora che il tuo sguardo è irrorato dal dolore, m’insegni la dignità di una postura; m’insegni ancora. E domani ti rivedrò, e non so cosa ci aspetta.

Ogni tanto compari qui a casa, all’improvviso. L’emozione è forte. Il ricordo non bussa mai per entrare…

Ti scrivo dalla stanza-studio dove c’è una libreria che tu hai voluto regalarmi tanti anni fa. Comprendo che è stato un atto d’amore. Uno dei tanti. Ma non lo si capisce a fondo fino a quando non si è pienamente responsabili di se stessi. La libertà adesso ha un nome e un cognome, il mio.

Ora riesco ad ascoltarti, ogni cosa ha senso maturo e compiuto. Ed io cambio continuamente: tutto ancora insegni.

 

 Giorgio Anelli