La nicchia - numero 7 - Lettera

Sera del 28 dicembre 2023

Finalmente ho smesso di scrivere in cucina. La stanza-studio è pronta per accogliermi nuovamente. È un po’ cambiata rispetto all’ultima volta: il letto è stato spostato in un’altra stanza, e ho aggiunto una nuova libreria interamente dedicata alla poesia. È proprio bella!

Sul muro di fronte a me, proprio sotto le mensole, ho appeso alcune fotografie che mi riguardano insieme a dei poeti: Vivian Lamarque, Gian Ruggero Manzoni, Andrea Temporelli, Davide Brullo, Sandro Bonvissuto. Be’, quest’ultimo non è proprio un poeta, o forse sì. È uguale agli altri però, pieno di contraddizioni. E poi… c’è perfino la mia dolce musa, Abigail…

Mi sento di nuovo sereno, e già mi ci perdo.

Se volete stanare un poeta. Dico, se vorrete davvero stanarmi, mi troverete qui, dove in fondo son sempre stato.

Dunque, destino questa lettera al destino, che mi fa sempre incontrare libri meravigliosi e unici, e mi consente di abbracciare poeti e scrittori inimitabili e potenti.

Ho dunque poi dedicato dello spazio soltanto per gli epistolari, per le lettere misteriose ed eterne; e un’altra mensola per la piccola biblioteca francese; come un’altra ancora per i libri della biblioteca impossibile, tra i quali fiammeggiano le Ottanta poetesse per Cristina Campo.

Insomma, tutto è pronto! E di nuovo già mi perdo…

Chi mi fermerà ora?!

Nuovamente il destino.

Sì perché mia madre sta più male del solito, non c’è più con la testa. Quanto meno mi riconosce ancora, e qualche sprazzo di lucidità traspare da questo nuovo inferno.

Ecco, piango, ma di un pianto violento, come quello che l’altra notte non mi ha permesso nemmeno di dormire.

Eppure lei mi chiede di sapere quando sarò in giro a presentare i miei libri. Ed io la guardo, con pazienza l’ascolto…

Mentre vi scrivo, sto davanti agli immortali, zitti e fitti dentro al loro silenzio che vibra e esplode. Li ho posizionati ben bene. Non mi resta che ascoltarli, viverli, e leggerli. Loro mi permetteranno di far nascere nuove storie, seduto su una poltrona gialla a riflettere e meditare.

Quell’aristocrazia della forma che ancora persisto a perseguire instancabilmente, brilla della luce riflessa sull’anello che immancabilmente indosso. L’albero della vita è il mio destino. Perpetuo la fiamma, ancora leggo e scrivo.

In speranza immortale,

Giorgio Anelli