Scrivo per sovvertire il mondo

Accade a volte che m’invitino a presentare qualche mio libro persino a Napoli. Però, se non ho ancora atteso a questo allettante invito, è unicamente perché un viaggio e un pernottamento hanno dei costi che ‒ purtroppo, spesso e mal volentieri ‒ non riesco a sostenere. La stessa cosa dicasi per la pubblicazione di alcuni miei libri. Agenti letterari ed editori non regalano niente a nessuno: è un sistema malato, nel quale invece dovrebbe vigere lo slogan: Pubblicate meno libri e leggete di più! Così, dunque, aumentano i miei inediti nel cassetto. Forse le cose migliori, per davvero, non verranno mai pubblicate. Le dovrò tenere unicamente per me.

Ciò detto, non voglio che questo breve discorso diventi una “magra consolazioneˮ. Questo significa, piuttosto, che sto continuando a scrivere. Che scrivo libri. Che quando lo faccio, per davvero sovverto il mondo. Io faccio la rivoluzione con le parole, e presto forse qualcuno (o più di uno: amico o lettore…) se ne accorgerà. La mia è una rivoluzione dal basso. Se molti gruppi di lettori si accorgessero della potenzialità di questo discorso, probabilmente qualcosa potrebbe effettivamente cambiare nel sistema dell’editoria italiana.

Io sto qui, immobile, nella stanza-studio. Sperimento, creo, immagino. Frustrato ma non vinto, perseguo la realizzazione del mio essere. In poche parole ‒ ogni tanto, e per fortuna ‒ leggo e scrivo un libro.