Su una poesia di Rita Stanzione

Ho scelto di accennare una poesia di Rita Stanzione non solo perché era da tanto che volevo farlo, ma anche perché la dedica che la poetessa mi ha scritto sull’ultimo suo libro ‒ edito nel 2021, Da quassù (la terra è bellissima), 4Punte edizioni ‒ sia davvero di buon auspicio, se non per molti, almeno per qualcuno: “… Che la poesia e tutta la letteratura abbiano sempre luoghi da raggiungere…ˮ.

Dunque, la poesia che ho scelto ha un titolo emblematico:

 

Una linea taglierà il cristallo

 

Non so dove

cammineremo senza gambe

e dietro la fronte

l’intenso pensiero

se avrà vuoto che basti

a sciogliersi prima del gelo.

Una linea taglierà il cristallo del chiarore,

sicuro ci saranno buchi immensi da perdersi.

Circuendo la notte

a farne casa, la memoria

avrà il suo cuscino di asole e polvere

e quanti sciami, spiccati liberi

dalle angosce.

 

Mi sento quindi soltanto di dire che se la notte va circuita, va fatto unicamente o soprattutto per rimandare alla crepuscolarità della scrittura, al bisogno atavico della poesia; a questo desiderio e richiamo, insomma, di parola o preghiera che, per chi vi scrive, sono rimando l’una all’altra, invito cioè, esortazione, a una fede presente o quantomeno da ritrovare e ricercare perennemente.

Ci sarà perciò un tempo sacro, come quello che dedica il poeta alla sua opera; ci sarà, come ricorda Stanzione, un fato, citando William Butler Yeats: Sento che troverò il mio fato / in un luogo tra le nuvole lassù. Ma ci saranno persino luoghi, dove potersi nuovamente incontrare.

 

Giorgio Anelli