Se non fossi più in vita
quando torneranno i Pettirossi,
offri a quello dalla Cravatta Rossa
una briciola in mio ricordo.
E se non potessi dirti grazie,
assopita in un sonno profondo,
saprai che ancora cerco di farlo
dal mio labbro di granito.
If I shouldn't be alive
When the Robins come,
Give the one in Red Cravat,
A Memorial crumb.
If I couldn't thank you,
Being fast asleep,
You will know I'm trying
Why my Granite lip!
(F493)
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La pettirossa è colei
che interrompe il mattino
con frettolosi – pochi – rapidi resoconti
quando marzo è appena iniziato –
La pettirossa è colei
che trabocca il meriggio
con la sua cherubica abbondanza –
in un aprile appena nato –
La pettirossa è colei
che, silenziosa, dalla sua nidiata
afferma che Casa – e Certezza
e Santità, sono il meglio.
The Robin is the One
That interrupt the Morn
With hurried - few - express Reports
When March is scarcely on -
The Robin is the One
That overflow the Noon
With her cherubic quantity -
An April but begun -
The Robin is the One
That speechless from her Nest
Submit that Home - and Certainty
And Sanctity, are best
F501 (1863) / J828 (1864)
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Vieni e mostra il tuo petto di Durham
a colei che più t'ama
delizioso Pettirosso -
e se non a me
almeno entro il raggio del mio Albero
fai la dichiarazione -
la tua nuziale così minuta
forse è più astuta
di un più ampio corteggiamento -
Perché a involarsi così
siamo propensi
il giorno seguente -
Come show thy Durham Breast
To her who loves thee best
Delicious Robin -
And if it be not me
At least within my Tree
Do the avowing -
Thy Nuptial so minute
Perhaps is more astute
Than vaster suing -
For so to soar away
Is our propensity
The Day ensuing -
PJ1542 (1882) / F1572 (1882)
Le tre poesie mostrano come il pettirosso diventi in Emily Dickinson una figura mobile e stratificata, capace di tenere insieme morte e ritorno, tempo stagionale e tempo interiore, domesticità e desiderio.
Nel primo testo (F493) If I shouldn't be alive il pettirosso è innanzitutto un messaggero oltre la soglia della morte. Il suo ritorno primaverile coincide con l’eventualità dell’assenza definitiva dell’io poetico: se la voce non sarà più “in vita”, il gesto minimo di offrire una briciola al pettirosso dalla “Cravatta Rossa” diventa atto memoriale. L’uccello non è simbolo astratto, ma presenza concreta, riconoscibile, quasi personale. In questo contesto, il pettirosso è ciò che continua quando la parola umana tace: la gratitudine non detta passa dal corpo al mondo, dal “labbro di granito” della tomba alla ciclicità naturale. La natura, qui, non consola: prosegue, e proprio per questo custodisce la possibilità di una comunicazione residuale, obliqua, affidata al rito minimo.
Nel secondo componimento (F501 / J828) The Robin is the One il pettirosso assume una funzione più ampia e corale: è misura del tempo e garante di senso. Interrompe il mattino di marzo con “rapidi resoconti”, trabocca il mezzogiorno di aprile con una “abbondanza cherubica”, e infine, silenzioso dal nido, afferma un sistema di valori: Casa, Certezza, Santità. La figura dell’uccello diventa qui quasi normativa, non per autorità ma per evidenza naturale. Il pettirosso non predica, non argomenta: mostra. È una creatura liminale tra il movimento (canto, volo) e la stasi (nido), e proprio per questo può incarnare una verità non retorica, fondata sull’esperienza. La sua “santità” non è trascendente, ma domestica: nasce dall’aderenza assoluta tra essere e luogo.
Nel terzo testo (PJ1542 / F1572) Come show thy Durham Breast il pettirosso entra invece in una dimensione apertamente relazionale ed erotica, seppure secondo la misura ellittica tipica di Dickinson. Il “petto di Durham”, nominato con precisione sensuale, è offerto come segno nuziale; il corteggiamento è “minuto”, astuto, più efficace di una dichiarazione ampia e solenne. Il desiderio, come il volo del pettirosso, è rapido e sfuggente, e l’io poetico riconosce in questa fugacità una legge condivisa: “involarsi” è la propensione del giorno seguente. L’uccello diventa così figura dell’amore possibile ma non trattenibile, di un’intimità che si consuma nel gesto e non nella durata.
Nel loro insieme, queste poesie mostrano come il pettirosso non sia mai un semplice elemento naturalistico. È ponte: tra vita e morte, tra tempo umano e tempo stagionale, tra casa e desiderio. In Emily Dickinson, il pettirosso è una creatura di confine che canta, appare, scompare ‒ e in questa intermittenza rende visibile una verità profonda: ciò che conta non è la permanenza, ma l’intensità del segno lasciato nel mondo.
Le traduzioni e l'articolo sono a cura di Valentina Meloni
